venerdì 30 ottobre 2015

Le scarpe della donna con la valigia

Visto che si parlava di scarpe (in realtà di scarpiera) e di Drecescentio, ma anche per chiudere finalmente la saga della donna con la valigia, mi è venuta voglia di raccontare una storia senza lieto e senza fine.

Quando ho fatto il corso di decrescita, mi è piaciuto molto il senso di semplicità e di serenità. Del gruppo sicuramente, ma anche dei concetti. Chi è più scettico (ma non gli do torto, visto che in Italia hanno voluto aggiungere la parola felice, in molti partono dal presupposto che la decrescita sia di per se qualcosa di triste), vuole sapere se questa teoria non veda una riduzione dei consumi tale da incrinare gli equilibri economici e sociali e gettare il mondo nel caos.

In sostanza: smetto di comprare scarpe, fallisce la fabbrica dove lavora mia cugina che non ha più un lavoro per sfamare la famiglia.

In realtà né io né chiunque altro smetteremo mai di comprare scarpe per il semplice fatto che altrimenti dovremmo camminare scalzi. E per camminare scalzi tutto l'anno dovremmo vivere in un posto adatto... Imparare a farle è un'opzione, ma non possiamo trasformarci tutti in calzolai per avere un paio di scarpe ai piedi, a ognuno il suo mestiere!

L'obiettivo che mi pongo è invece quello di possedere oggetti -abiti e scarpe in questo caso- in numero sufficiente alle attività che devo/voglio svolgere e che abbiano una buona resistenza all'usura e una vita utile lunga. E che mi piacciano ovviamente (anche se questo è un discorso lungo da fare a parte).

Quindi continuerò a comprare scarpe -e abiti, ma anche altri oggetti e alimenti- secondo le mie necessità -e non per capriccio (che se sei una donna non è mica facile!!)- senza privarmi di nulla per ideologia ma secondo il mio potere d'acquisto. Quello che la maggior parte di noi fa già, credo.

Fallirà la fabbrica dove lavora mia cugina? Può essere. Ma se siamo attenti osservatori, possiamo accorgerci del surplus nell'offerta di prodotti per una qualsiasi categoria commerciale, che porta sicuramente alla competizione e talvolta ad una specie di selezione in-naturale (nel senso che non necessariamente chiude la peggiore) delle aziende produttrici. E se siamo sensibili al tema, sappiamo anche che una parte di produzione viene eliminata con conseguente spreco di materie prime per la produzione. Però, economicamente, conviene così.
La verità è che, normalmente, anche quando non possediamo centinaia di scarpe, le cose che abbiamo sono in eccesso rispetto le nostre esigenze, e spesso è vero che meno possibilità hai a disposizione, più il tuo cervello si mette in funzione escogitando soluzioni creative.
Che altro non è che il motto minimalista "less is more" di tutti i capsule wardrobe e armadi parigini che ci piacciono tanto.

Prendiamo i viaggi brevi, quelli del fine settimana o di 10-15 giorni. Vorremmo infilare in valigia tutto, ma se lo facessimo, a parte i soldi per il bagaglio in eccesso, torneremmo a casa con almeno metà delle cose inutilizzate.

Agli antipodi gente come me, che per anni ho vissuto con un unico paio di scarpe ai piedi e un ricambio a biennio -più o meno- con livelli di logorio impensabili. Estate e inverno, con le dovute eccezioni da selvaggia scalza o in infradito in plastica, i miei piedi vivevano all'interno di un paio di sneakers di tela o da corsa.

Usare un unico paio di scarpe mi ha fatto risparmiare dello spazio nella borsa. Ma non mi ha reso più libera, nè più leggera o meno schiava. Influenzabile come sono, i modelli "indispensabili" o quelli da occasione speciale, acquistati a poco prezzo, frutto di follie temporanee, si rivelavano sbagliati e andavano ad accumularsi in un casettone in cui tuttora soggiornano se non hanno ricevuto il colpo di grazia per compassione.

Volendo applicare la formula di The Vivienne Files si potrebbe scrivere che:
(l'arco temporale è un anno) 365* (ne uso un paio alla volta ovviamente) 1* (cambi durante il giorno) 2/ (mi piacerebbe usarle 1,5 volte a settimana ovvero all'anno) 72 = 10,13 paia di scarpe

Invece ho 16 paia di scarpe.
Inclusi i sandali, le scarpe da corsa, quelle da trekking (dal baratto) e un paio di simil-ballerine (5 anni) che uso pochissimo.
Incluse le nike di tela (6 anni) che non sono ancora pronta a parcheggiare, le adidas superstar (5 anni) che un po' mi mangiano il piede ma non troppo, gli anfibi da bambino (8 anni e più) miei salvatori durante le "escursioni" per raccogliere i dati della tesi e sotto la neve di Firenze del 2010. 
Escluse: tutte quelle che negli anni ho "collezionato", che non uso mai ma che non riesco ad eliminare totalmente, perchè reperti di mia madre, acquisti azzardati ma simpatici o semplicemente per affetto...
16 paia di scarpe.
Tutte basse. Tranne una. Tutte comode e adatte alla pascolata*. Equamente distribuite tra pelle e altri materiali. Perchè non sempre la finta pelle è il male assoluto in termini di durata. Con i miei personalissimi pezzi indispensabili, secondo le attività che voglio o devo svolgere O_O

La morale: non credo esista una soluzione o una regola che si adatta a tutti. Né pezzi base generici per tutti. Le formule, i consigli, i metodi vanno plasmati e adattati ad personam. A volte si procede a tentoni. Con il tempo e con una migliore percezione di noi stessi, di ciò che per noi è utile ma anche sostenibile, si agirà con sempre più cognizione di causa, sempre meno paura di commettere errori, annullando riducendo i sensi di colpa ma anche gli sprechi.


*per pascolata intendo: le luuuunghe passeggiate con meta, il cui obiettivo/scusante in genere  è la ricognizione e il procacciamento di uno o più beni di consumo. Si distingue da altri tipi di passeggiata per la durata/lunghezza (non inferiore alle 2 ore e ai 4 km) che si realizza scegliendo accuratamente il percorso più lungo e arzigogolato, in una sorta di via crucis, con soste di durate differenti secondo negozio. L'acquisto vero e proprio, così come la sosta in camerino non sono indispensabili. La velocità di crociera non ha limiti né inferiori né superiori...


Ps: per ciò che riguarda gli spostamenti, nel mio caso sono di tre categorie:
-viaggi avanti e indietro, su e giù per le province: tenendo come già detto il piede in due case spargo scarpe un po' qui un po' lì a seconda delle stagioni e delle attività
-viaggi brevi: non infilo più di uno-due paia in borsa, il più comodo -e chiuso- ai piedi.
-soggiorni lunghi (superiori ai 3 mesi): non è il momento, e poi dipende dal clima e dalla stagione, ma nel caso mi spedirei un pacco ;-P (volendo comunque entrano tutte in una borsa di medie dimensioni...)


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